Dall'isolamento alla Solitudine alla Condivisione

a cura di Giovanni Conte (Aprile, 2020)

 

Stabiliamo le tre definizioni:

  1. Isolamento da isolare, staccare da qualunque altro mezzo di comunicazione. In fisica si definisce come la “condizione in cui è impedito il passaggio di energia […] tra due conduttori”;
  2. Solitudine dal latino solitudo derivato da sòlus = sòlo. Secondo alcuni sòlus prende la radice del pronome Se cambiando la vocale e in o come avviene per socors (secors) cioè se senza cors senza cuore, mente. Altri vedono Sòlo = Sòllus intiero come a dire che dal Se si forma un tutto (solido). Sòlo indica che è senza compagnia, ma per scelta;
  3. Condividere composto da con- più -dividere, dividere, spartire insieme agli altri. Con- esprime un rapporto di compagnia, di unione, assieme a, mentre -dividere lascia intendere “fare più parti di un tutto”.

Salta agli occhi la differenza tra solitudine e isolamento. La solitudine è una scelta e può trasformarsi in beatitudine, se non sai stare da solo allora diventi isolato o meglio ti isoli dal mondo. L’isolamento è inoltre una condizione in cui ci si può trovare, poiché costretti da cause di forze maggiori. Tuttavia anche nel caso in cui una persona venga costretta a stare sola e lontana dagli altri, questa persona può scegliere se vivere in isolamento o in solitudine.

Anche la lingua inglese traduce con due concetti differenti la parola solitudine, infatti la traduzione in alone indica la solitudine intesa come stare da soli e la traduzione in lonely la solitudine come isolamento.

L’isolamento è una diretta conseguenza della paura (paura di affrontare la vita sostanzialmente) mentre la solitudine oltre che essere una scelta è ricchezza, è gioia, è ricarica. La sensazione di vuoto o sensazione di nulla, nella solitudine è percepita come pienezza, presenza, gioia; nell'isolamento è percepita come mancanza, assenza, tristezza.

Ma come si fa a cambiare la percezione da isolamento a solitudine? Il counseling è un intervento che in questa direzione risulta essere efficace. Ricordiamo che lo sviluppo del counseling arriva a piena maturazione nel post dopo guerra subito dopo la seconda guerra mondiale. Dove c’era tutto da ricostruire e la percezione di isolamento doveva essere davvero persistente.

Le circostanze della vita possono portare a vivere un isolamento. Le ragioni sono varie un matrimonio andato a male, una malattia, la perdita di lavoro, un profondo dolore, essere gay o comunque appartenente al mondo LGBTQI, motivi di lavoro, avere intrapreso una qualunque scelta contraria alla visione della famiglia o della società, pandemie, disastri naturali e quant'altro.

Il passaggio della percezione dall'isolamento alla solitudine è un passaggio di segno che da meno diventa più, da -solitudine a +solitudine. E inoltre questo passaggio rende differente la condivisione. Infatti si può condividere sia trovandosi in una condizione di isolamento sia in una condizione di solitudine. Ma l’atteggiamento mentale sarà totalmente diverso. L’isolamento come abbiamo visto è caratterizzato da sentimento negativi (-) paura, mancanza, assenza, rabbia. La solitudine è caratterizzata da sentimenti positivi (+) gioia, pienezza, presenza. Quando condividiamo con gli altri la prima cosa che condividiamo è la nostra presenza. Il nostro essere nella relazione, e il nostro essere nella relazione cambia a seconda dello stato d’animo. Isolato percepirò e mi comporterò indossando gli occhiali della paura, mentre in solitudine percepirò e reagirò indossando gli occhiali della gioia.

In questa metafora l’occhiale vuole rappresentare la mente. La mente infatti possiamo definirla come quel luogo virtuale in cui convergono le informazioni dei cinque sensi (olfatto, vista, udito, tatto, gusto) e sotto il controllo dell’Io avviene una mediazione, una interpretazione dei fatti.

Quindi passare da una condizione di isolamento ad una condizione di solitudine è uno sforzo che richiede più della forza della volontà, che richiede fiducia e senso di affidamento, che va oltre il controllo della mente e che si affaccia al mondo religioso (e ci tengo a sottolineare non religione ma religioso. Non stiamo parlando della religione di Cristo, né della religione di Budda, né della religione di Maometto, né della religione di Krishna, né nessun’altra religione) stiamo parlando di religiosità quindi di partecipazione. Non si afferma di “credere che qualcosa cambierà” si afferma “cambia”. Il focus non è il pensiero ma il movimento.

 

Tutti noi abbiamo bisogno dell’altro e chiunque altro ha bisogno di noi. In altre parole io sono indispensabile come tu sei indispensabile. La vita è gioia, è celebrazione. E se la vita mette di fronte a problemi tali da arrivare ad isolarsi vuol dire che, lì a contatto solo con noi stessi, la vita ci sta invitando a trasformare le energie che circolano e roteano da e verso te. Sei invitato ad emergere come un delfino che sguazza fuori dall'acqua, mentre in contrasto i raggi del sole abbagliano, in quell'esatto istante affiora tutta la tua forza, tutto il tuo potenziale per trasformare l’isolamento in solitudine.

 

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